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«Noioso», «ambiguo», «repellente»: gli aggettivi riservati alla Commedia da Goethe all'epoca del suo viaggio in Italia (1786-1788), quasi a sancire il giudizio in larga parte negativo espresso fino a quel momento sul poema di Dante dalla cultura d'oltralpe. Due lustri più tardi, Friedrich Schlegel e in seguito Schelling avrebbero rovesciato questa opinione, elevando il capolavoro dantesco a modello di 'poesia trascendentale' e ponendo le basi per la sua assunzione fra i classici di ogni tempo, compiutasi solo nella prima metà del Novecento grazie all'opera di Erich Auerbach 'lettore' di Hegel, contagiato a sua volta dall'entusiasmo per Dante dei romantici di Jena. Vengono qui riproposte le fasi salienti di questa vicenda letteraria ma soprattutto filosofica, che dalle rive della Saale si irradia al mondo intero e che dagli esordi dell'Ottocento arriva fino ai nostri giorni. E viene al contempo investigata l'influenza esercitata dalla Commedia sull'estetica dei Frühromantiker e degli idealisti tedeschi.